Riferimenti Storici

In Francia

L’Istituto monastico delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento, di cui fa parte anche la comunità di Catania, è stato fondato da madre Mectilde de Bar. Nata il 31 dicembre 1614 a Saint-Diè in Lorena, Catherine de Bar entra diciassettenne nel convento delle Annunziate di Bruyères, del  quale nel 1633 viene eletta superiora. Quando, a causa  della guerra dei trent’anni, la comunità si disperde, Catherine, con alcune consorelle, si rifugia in un monastero a Rambervillers e, rimasta affascinata dalla Regola di S. Benedetto, ne chiede l’abito facendo la professione nel 1640.

Una grave carestia si abbatte sul paese e anche questa comunità viene dispersa ed alcune monache, tra cui Catherine, ora Mectilde del SS. Sacramento, si rifugiano a Saint-Michel, per poi spostarsi a Caen e quindi a Parigi. Enormemente impressionata dalle profanazioni delle Ostie e dai sacrilegi perpetrati dai soldati mercenari, madre Mectilde, con l’appoggio della regina Anna d’Austria, il 25 marzo 1653, solennità dell’Annunciazione, fonda l’Istituto dell’Adorazione Perpetua e  il  22 agosto 1654, con un atto solenne, dichiara Abbadessa la Vergine Maria riservando alla superiora della casa il titolo di Priora.

Le difficoltà non mancano, né le sofferenze, ma la Fondatrice, donna forte, saggia, colta, estremamente abbandonata alla volontà di Dio, sa superarle con grande capacità di discernimento. Madre Mectilde, muore a Parigi il 6 aprile 1698. Successivamente l’Istituto si diffonde oltre che in Francia e Polonia, anche in Germania, Olanda, Scozia, Lussemburgo. E in Italia?

In Italia

Grazie all’entusiasmo e al sacrificio di madre Maria Teresa Lamar che, sotto l’impulso di una ispirazione divina, lascia il monastero di Parigi, il carisma dell’Adorazione Perpetua approda in Italia nel maggio del 1880. La prima sede, sotto la protezione e il valido appoggio del Patriarca mons. Paolo Angelo Ballerini, già arcivescovo di Milano, è Seregno. Qui, il primo virgulto italiano attecchisce e si sviluppa mirabilmente. L’offerta a Dio di madre Teresa Lamar: «Sul mio nulla si stabilisca il Tuo Regno» ha raggiunto il suo scopo. L’opera è avviata, numerose le vocazioni, ma la madre Lamar ne vedrà i frutti dal Paradiso: la sua missione è finita; la sua provata salute è troppo scossa e il 21 giugno 1882, dopo solo due anni dal suo arrivo a Seregno, muore tra il rimpianto non solo delle figlie ma di tutta la cittadinanza. L’Istituto in Italia è ormai una realtà.

La nascente comunità, sostenuta da madre Maria della Croce, dà vita ad altre due comunità, una a Milano e l’altra a Genova. Nel 1906, la comunità di Seregno si trasferisce a Ronco di Ghiffa sulla ridente sponda del lago Maggiore e qui, animata dalla priora madre Caterina Lavizzari (oggi venerabile) e con l’aiuto dell’olivetano padre Celestino Colombo, diventa un centro di grande spiritualità. Da Ghiffa si diramano altre fondazioni e aggregazioni italiane e la primogenita è proprio la comunità di Catania nel 1910.

chiesa san benedetto 4 crociferi

A Catania

Antica presenza benedettina: La Sicilia vanta un’antica e gloriosa tradizione benedettina che ha segnato profondamente la cultura e la sensibilità religiosa della sua gente così attenta al Sacro e aperta ai tanti aneliti che vengono dal messaggio cristiano. Oggi, purtroppo, rimane ben poco rispetto all’antica prosperità di monasteri sia femminili che maschili sparsi per tutto il territorio, tuttavia la presenza dei benedettini e delle benedettine svolge ancora una significativa incidenza sul dinamismo della Chiesa siciliana e sulla irradiazione di uno stile di vita tipicamente monastico.

È soprattutto in epoca normanna che la diffusione dei monaci prese maggiore avvio e con una incidenza non irrilevante sul processo di latinizzazione dell’Isola avviato dal gran conte Ruggero. Tale processo aveva di mira un’accorta operazione diplomatica sul piano politico ed ecclesiastico: sganciare la Sicilia dall’influenza del Patriarca di Costantinopoli e condurla così all’obbedienza al Papa di Roma. Tale ruolo di avvicinamento al papato, e nel contempo di appoggio ai Normanni, affidato ai benedettini pose questi ultimi in una condizione di privilegio con la concessione di particolari benefici, soprattutto terre, da parte dei sovrani. Non era raro trovare abati che di fatto erano anche signori feudali con titoli e prerogative connesse. Ma dalla storia degli uomini Dio sa sempre trarre ben altri vantaggi per la causa del suo Regno.

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Le prime origini del Monastero “San Benedetto” di Catania risalgono al 1334.
La signora Alemanna Lumello mise a disposizione delle religiose i locali presso il luogo detto il Pozzo degli Albani, tra le due antiche chiese della Raccomandata o Vergine di Valverde e quella di San Pantaleone. A causa del terreno insalubre, la residenza delle monache subì successivi spostamenti. Dalla contrada Molino a vento nel 1348 esse passarono ad abitare vicino alla Cattedrale, finché il 1° gennaio 1355 si stabilirono nel luogo attuale, ove era la casa del signor Conte Adrani (di Adrano); ossia a destra della chiesa dei Gesuiti, su un’area dove sorgeva in passato il tempio di Esculapio, poi abbattuto.

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La nuova svolta.
Durante il periodo della soppressione la comunità di san Benedetto riuscì a sopravvivere ma con detrimento quantitativo e qualitativo. Dietro l’ondata di entusiasmi suscitati dal congresso eucaristico nazionale tenutosi nella città di sant’Agata nel 1905, e per ripristinarne la piena osservanza, il cardinale Giuseppe Francica Nava nutriva il desiderio che nel cuore della città ci fosse una chiesa in cui Gesù fosse adorato in perpetuo. Nel 1910 per un caso fortuito, ma provvidenziale, tramite mons. Vizzini, visitatore apostolico in Sicilia, entrò in contatto con Padre Celestino Colombo e chiese alla priora della comunità di Ghiffa, madre Caterina Lavizzari, di inviare due monache a Catania per aggregare il monastero di via Crociferi secondo il carisma metildiano. Il 25 maggio questo sogno divenne realtà.

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