L a Chiesa di San Benedetto

La chiesa di San Benedetto in Catania è un gioiello di arte e misticismo incastonato nel cuore barocco della città. Le prime origini del Monastero “San Benedetto” di Catania risalgono al 1334, grazie ai proventi della signora Alemanna Lumello e ai locali messi da lei a disposizione presso il luogo detto il Pozzo degli Albani, tra le due antiche chiese della Raccomandata o Vergine di Valverde e quella di San Pantaleone. A causa del terreno insalubre, la residenza delle monache subì successivi spostamenti. Dalla contrada Molino a vento nel 1348 passarono ad abitare vicino alla Cattedrale, finché il 1° gennaio 1355 si stabilirono nel luogo attuale, ove era la casa del signor Conte Adrani (di Adrano); ossia a destra della chiesa dei Gesuiti, su un’area dove sorgeva in passato il tempio di Esculapio, poi abbattuto.

Nel gennaio 1693 un terribile terremoto rase al suolo, per la quinta volta, la città di Catania. Crollò anche il monastero di San Benedetto e i corridoi e i dormitori delle religiose furono distrutti. Il tesoriere della Cattedrale don Giuseppe Cilestri, scampato con la sacra mammella di S. Agata sul petto e la pisside del SS. Sacramento, radunò le religiose rimaste vive e fece subito erigere apposite capanne ove si prese cura di loro con zelo veramente paterno. Di sessanta religiose, fra le cinque rimaste vive vi fu chi, animata da eroico coraggio, sottrasse alle macerie e ai ladri quanto poté di oggetti preziosi e arredi sacri. Erano rimasti i beni immobili del monastero fuori dalla città e grazie alla vendita parziale di essi e al ricavato dei frutti della terra si diede inizio alla ricostruzione.

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La facciata è stata probabilmente ultimata a conclusione dei lavori nel 1747, così come è possibile desumere dalla data nell’architrave della porta d’ingresso. Il prospetto è preceduto da una scalinata in pietra lavica e da una pregevole cancellata in ferro battuto datata 1832. Di forma leggermente semicircolare è decorata con figure varie e sormontata dallo stemma di san Benedetto. La facciata in pietra calcarea di Priolo, rivolta ad oriente, ha un pronunciato sviluppo verticale. È possibile individuare in essa due ordini sormontati da un timpano triangolare con loggiato. Il primo ordine è abbellito da quattro gruppi di semicolonne con capitello corinzio e dalla presenza di due grandi statue anch’esse in pietra calcarea. La statua di destra è un’allegoria dell’“intelletto”, quella di sinistra del “timor di Dio”. Sotto queste statue vi sono scolpiti dei pannelli contenenti anch’essi motivi allegorici: a destra un braccio corazzato con la scritta ope victrices (vincitrici per operosità) e a sinistra due mani che stringono un fascio di verghe e la parola unitas (unità). Segue una trabeazione dentellata che si estende fino al timpano spezzato sul quale poggiano altre due statue allegoriche: fortezza e temperanza.

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Varcata la bussola, ecco presentarsi allo sguardo l’interno della chiesa che le otto grandi finestre e le decorazioni in oro rendono particolarmente luminosa. La pianta della chiesa è ad aula unica priva di transetto.

Non vi sono cappelle laterali ma quattro altari realizzati verso la fine del XVIII secolo in marmo cipollino rosso scuro, formati nella parte inferiore da un sarcofago di gusto neoclassico e decorato in oro mentre la parte superiore è arricchita da un ciborio a tempietto con quattro colonne e timpano triangolare inserito in un gradone marmoreo. Alternate agli altari ci sono quattro consolle realizzate con marmi rari e arricchite da mensole e testine scolpite. Tra i due altari della parete di destra vi è l’ingresso secondario, sormontato da un arco con l’affresco del martirio di san Placido, di ignoto pittore locale. Di fronte ad esso vi è il martirio di sant’Agata, anch’esso opera di ignoto (1726).

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Gli affreschi che abbelliscono la chiesa sono stati eseguiti da Giovanni Tuccari negli anni 1726/29. Gli elementi decorativi sono esuberanti, ricchi, artificiosamente competitivi con lo spazio architettonico.

Quattro sono gli episodi della vita di Benedetto affrescati ai lati della volta: san Benedetto accoglie i piccoli Mauro e Placido; san Benedetto riceve l’omaggio del re Totila; il miracolo della falce e l’abbattimento degli idoli pagani.

Nella parte centrale della volta vi sono tre scomparti di varia forma e grandezza. Nel primo scomparto, scortato dal tripudio di angeli che reggono incensieri e fiori, è raffigurato san Benedetto come un adolescente rivestito di una veste chiara mentre ascende al Cielo. In quello di mezzo, il più ampio, è affrescata l’apoteosi del Santo. La composizione si sviluppa intorno a tre nuclei. All’apice troviamo il Santo assiso con in mano la Regola sollevata verso Dio al quale si deve la gloria dell’ordine benedettino. Ai suoi lati vi sono la sorella Scolastica e il papa Gregorio Magno, suo primo biografo. Nella zona centrale sono raffigurati sante e santi benedettini  mentre in basso nobili guerrieri che si ispirarono alla Regola benedettina.

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