Ci Presentiamo
La spiritualità delle Benedettine dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento è caratterizzata dalla centralità del mistero pasquale che trova, nell’Eucaristia, l’apice della vita ecclesiale e di ogni singolo credente, e la monaca, donna e cristiana, si inserisce, con la propria consacrazione, all’interno del mistero salvifico dell’Agnello immolato per la redenzione del mondo. Fortemente significativa è anche la devozione alla Vergine Maria, venerata come Abbadessa e Superiora di tutte le comunità dell’Istituto. Lei è la prima adoratrice del Verbo incarnato, la “donna eucaristica”, così come è stata chiamata da san Giovanni Paolo II.

La Fondatrice
madre Mectilde de Bar
1614 – 1698
La Regola di San Benedetto (480-547), che tanto impulso ha dato alla vita religiosa dell’alto medioevo e alla quale si ispirano ordini e congregazioni successive e di tutti i tempi, è osservata fedelmente dalle monache di madre Mectilde che, scandendo la loro giornata nei ritmi di preghiera e di lavoro, fanno della loro vita un’incessante offerta a Dio per tutti gli uomini, soprattutto per i più soli, i lontani, i dimenticati. Lungo la giornata, comprese le ore notturne, c’è sempre una monaca in adorazione davanti al tabernacolo, ma è tutta la vita a diventare adorazione: la celebrazione dell’ufficio divino, culminante nella celebrazione eucaristica, diventa Opus Dei, opera di Dio nell’intimo dell’anima che non solo celebra la magnificenza di Dio nel creato e nella storia, ma diventa essa stessa prolungamento dell’azione divina. «Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle: non taceranno mai, né di giorno né di notte» (Isaia 62,6).
La dimensione prettamente contemplativa, favorita dalla clausura costituzionale, non esclude quella attiva che si esplica nel lavoro quotidiano della cura del monastero, dell’artigianato, della gestione di attività culturali o di accoglienza. Ma è soprattutto la ricerca comunitaria del primato della carità che diventa la contemplazione in atto e l’attività in contemplazione. Il monito della Regola a non anteporre nulla all’amore di Cristo diviene forza e stimolo per l’edificazione di quella pax benedettina che da sempre, lungo i secoli, ha caratterizzato la vita dei “cercatori di Dio”, ossia dei monaci e delle monache. Si tratta di donne e uomini comuni, fragili come tutti, in continua tensione verso l’Assoluto, ma forti di una vocazione che, a dispetto del tempo, della mentalità sempre più laica della società moderna, sono e vogliono essere incentivo per destare in tutte le coscienze quella gioia cristiana che poggia la sua stabilità nei valori intramontabili dell’obbedienza, dell’umiltà e della preghiera silenziosa ma feconda, dell’accoglienza e dell’apertura a tutti, senza discriminazioni ma nel clima familiare che ci ritrova tutti fratelli e sorelle nell’unico Padre.
Come comunità monastica nello specifico di Benedettine dell’adorazione perpetua del SS. Sacramento che vivono, pregano e lavorano nel cuore della città di Catania (il nostro monastero è sito nel centro storico a pochi passi dalla cattedrale), abbiamo il dono di poter focalizzare la nostra attenzione anche su sant’Agata (martirizzata nel 251), patrona dell’arcidiocesi, e sul beato cardinale Giuseppe Benedetto Dusmet (1818-1894), benedettino e pastore della Chiesa catanese per 27 anni.
Benedetto, Mectilde, Agata, Giuseppe Benedetto sono quattro pilastri assunti come i quattro punti cardinali. Quattro modelli di vita consacrata, di esistenze caratterizzate dal primato dato a Cristo e da una testimonianza luminosa ed eroica di carità. Due uomini e due donne che, nella complementarietà delle peculiarità di ciascuno, ci sono modelli e guida con il loro esempio e il loro insegnamento. Essi sono per noi come il nord e il sud, l’est e l’ovest, ossia dei punti di riferimento certi, fermi e sicuri: ci segnano la rotta soprattutto nelle notti senza stelle, quando cioè la nostra fragilità umana può a volte prevalere, ma mai farci soccombere. Ci sono vicini, ci accompagnano, ci incoraggiano